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Immagine del redattoreArianna Vianelli

Ristorante Cascina Doss a Iseo

La settimana scorsa vi ho parlato della Trattoria del Muliner (qui), piccola chicca a Clusane d’Iseo, oggi non mi sposto di molto in realtà perché “faccio sosta” al Ristorante Cascina Doss, a un chilometro di distanza o poco più.

Come ne rivela il nome stesso, il ristorante è all’interno di una vecchia cascina ristrutturata fuori dal centro del paese: una sala principale e anche un paio di salette (separate da quest’ultima ma altrettanto piacevoli) che all’occorrenza si possono riservare per cene più intime o “festicciole”.


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Uno dei punti forza del locale è sicuramente anche l’ambiente: l’arredamento è semplice ma molto curato, i mattoncini originali del soffitto a piccole volte sono felicemente accostati ad un’illuminazione moderna, vecchie credenze stracolme di bottiglie rendono l’atmosfera calda e socievole, le bottiglie e le scatole di vino palesano sin da subito anche l’attenzione all’importante produzione di zona. Inoltre dal giardino (o meglio semplicemente prato) piantumato di ulivi si ha uno splendido sguardo alla Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino.

Il personale è cortese e attento.

E a tavola? Il menu è molto vario e a parte un paio di piatti tipici del territorio, quali il risotto al Franciacorta e gli spaghetti alle sardine di lago (che ammetto, ho avuto la tentazione di riordinare), propone creazioni tra mare e monti dal respiro più ampio,  scelta precisa dettata dai proprietari. Nonostante questo, sarò una fissata o una patriottica sfegatata, io consiglierei loro di aggiungere a parte un menu degustazione del territorio: la zona è molto turistica e secondo me sarebbe buona norma che tutti i locali della zona avessero un a proposta di questo genere per gli avventori interessati quasi sempre anche alla cucina locale.

Fortunatamente non ero da sola perciò ho potuto assaggiare più piatti, quasi fosse davvero una degustazione 🙂


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Tra gli antipasti il cotechino saltato su crema di patate: un must intramontabile e sempre buono.


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Flan di zucca con finferli e crema di Parmigiano: nonostante una nota amarognola dei funghi ho trovato questo antipasto gradevole anche perché la crema (io non amo il formaggio) era delicata e non troppo aggressiva.


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Se dovessi fare una classifica degli antipasti, mi spiace, ma questo sarebbe al terzo posto. Si tratta di patate (mantecate) con cozze e salsa al Franciacorta.  L’idea è buona ma ho trovato la salsa al Franciacorta molto dolce e aromatizzata e ritengo che queste non debbano esserne le note caratterizzanti. La sua peculiarità dovrebbe essere l’acidità determinata proprio dall’ingrediente principale, cioè il nostro vino. La nota acida sarebbe stata utile a rafforzare il piatto. Devo informarmi meglio e chiedere la ricetta perché mi incuriosisce molto capire il come ed il perché.


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Paccheri con ragu d’anatra. Molto semplicemente chiedo, così come ho fatto al proprietario, “il sugo è ottimo, perché avete aggiunto i grani di melograno che, oltre ad essere fuori stagione, non aggiungono nulla al piatto?”. La volontà era di contrastare la ricchezza del condimento con una nota fresca ma…#AncheNo, per me. Ribadisco che il goloso piatto di pasta nella sua semplicità sarebbe stato perfetto.


Gamberi con salsa di arancia: voglio la ricetta della salsa all’arancia, scrivo solo questo.


Filetto con riduzione di vino rosso e crema di castagne: la carne molto buona e la crema di castagne sicuramente curiosa ed originale. Il boccone ideale (alla Fadda dico io 🙂 ) è composto da tutti gli elementi della composizione compresi i fiocchi di sale Maldon sulla carne perché servono a dare sapidità altrimenti sopraffatta dalle note dolci delle salse.

Dei dolci non posso dire nulla perché a questo punto del pranzo io e i compari eravamo completamente full!

Il bicchiere della staffa però ci sta sempre quindi abbiamo bevuto anche l’ultimo calice di Franciacorta Extra Brut di Faccoli che ha accompagnato il nostro pasto.

La carta dei vini è valida e la preparazione e l’attenzione del maître per questo aspetto si palesa chiaramente. Ci sono molti e svariati Franciacorta (sembra assurdo, ma ahimè non è cosa ovvia a scontata): etichette più o meno note che garantiscono una buona offerta alla clientela curiosa di abbinare i piatti con i vini del territorio.

Scrivo chiaramente: nonostante su alcuni aspetti sia stata un poco critica o abbia comunque dato un mio parere sincero, che avevo già  riportato all’amico maître, ritengo che le mie osservazioni possano essere dettate solo da un gusto personale ma che soprattutto, se condivise, possano essere motivo di riflessione o miglioramento. Se metto tutto sul piatto della bilancia di certo hanno più peso tutti i caratteri positivi del ristorante…tant’è che domani tornerò! (n.b. non a pranzo naturalmente quello sarà destinato ad un altro locale per #franciacortanelpiatto).

Cosa molto importante, il taglio del locale è anche molto  giovane, poliedrico e open scoprite cos’è ArberGroud qui.

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