Buono il risotto, “l’unico piatto veramente italiano che ci rimane” ha affermato uno dei Costardi Bros in occasione del loro intervento ad Identità Golose 2014. Ebbene sì, forse hanno proprio ragione: in tutto il mondo possiamo trovare la pasta e la pizza ma il risotto no. Ispirata e ingolosita dai fratelli di Vercelli, cha hanno preparato per il pubblico del convegno un risotto latte e zucca (tipico del territorio), ho deciso, l’altra sera, di cimentarmi in questa ricetta.
In casa in realtà non avevo granché per dar sfogo alla mia creatività e quindi ho dovuto escogitare qualcosa con quel che ho trovato, ben poco a dire il vero, ma ben utilizzato e il risultato finale mi ha soddisfatto. Non sono solita fare queste note ma aggiungo che il piatto è vegano, non ci sono ingredienti di derivazione animale (ho eliminato anche la sfumatura del riso all’inizio della preparazione).
La semplicità e il limitatissimo numero degli ingredienti fanno quasi ridere.

Ingredienti per quattro persone:
350 g di riso carnaroli
mezza cipolla rossa
2 trevisani
brodo vegetale
sale e pepe
olio extra vergine di oliva
riduzione di aceto balsamico
Preparare il brodo vegetale con patata, cipolla, carota e sedano.
Soffriggere in un filo d’olio la cipolla tritata finemente, aggiungere il riso e tostarlo e poi cominciare ad aggiungere il brodo.
Tagliate grossolanamente il radicchio e ripassatelo in padella aggiustandolo di sale. Appena appassito frullatelo con il mini pimer fino ad ottenere una crema liscia. Aggiungere un filo d’olio e mettere in frigorifero a raffreddare.
A due minuti dal termine della cottura ottimale del riso aggiungere la crema di radicchio e un un filo (abbondante) di olio d’oliva, aggiustare di sale.
Servire guarnendo il piatto con una riduzione di aceto balsamico (ridurre fino ad un terzo del volume iniziale 30 cl di aceto balsamico) e un piccolo rametto di rosmarino.
Il piatto, nonostante i pochi ingredienti e la mancanza di burro e formaggio per la mantecata, ha un sapore decisamente intenso grazie all’amarognolo del trevisano ma anche dell’olio che consiglio vivamente di un fruttato intenso, deve essere molto riconoscibile e parte integrante del piatto, un ingrediente e non un condimento.
Per sostenere questo durezza e il sentore amaro consiglio in abbinamento un Franciacorta Rosé, con un basso dosaggio di zucchero e una percentuale importante di pinot nero.

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